Nancy Perin
Nasco da una storia di migrazione e ricerca di un nuovo inizio...
Sono nata in Canada, sul lago Ontario, da genitori italiani, in quella stagione in cui la temperatura inizia a far sbocciare le peonie...
Il destino li ha fatti incontrare in chiesa, di domenica, come diceva scherzando mia madre “Grazie ad una messa”. Lei soprano leggero e quel giorno cantava nel coro diretto da zio Mariano. Mio padre, nel suo anno sabbatico, suonava l’organo, studiato nei lunghi anni di formazione in seminario.
Prima di allora, mia madre era vissuta in un piccolo paese dalle origini contadine, nel centro dell’Abruzzo, in provincia dell’Aquila. Dove le mura medievali sembrano ancora a guardia della torre, mentre a valle i vicoli con le nuove abitazioni odorano di mosto durante la vendemmia in autunno. Un paesaggio antico di vigneti, uliveti e campi dorati di grano spruzzati del rosso dei papaveri all’inizio dell’estate. Un antico e un moderno che hanno mantenuto nel tempo il senso di comunita’.
Mio padre era nato in una cittadina a valle delle Piccole Dolomiti, nella provincia di Vicenza, in Veneto. Entrato in seminario all’eta’ di otto anni, si laurea e si prepara per diventare prete missionario, tra Milano, Roma e l’Inghilterra.
Ordinato sacerdote da Papa Paolo VI, dopo alcuni anni avviene la frattura, quando la sua aspirazione alla missione si scontra con i piani che la Chiesa ha per lui. La loro storia inizia da quelle note e con la dispensa papale di Papa Paolo VI per le nozze. Ad un anno dalla mia nascita siamo tornati in Italia, dove e’ nata mia sorella.
Una famiglia...in missione
Una volta in Italia, la vocazione missionaria di mio padre, mai svanita, ha trovato il modo di impegnare tutta la famiglia. Un viaggio di felicità al servizio degli altri, sempre al fianco, mai lontano, di una fede profonda. Per circa due anni viviamo a Verona, in Veneto. Facciamo parte del nuovo esperimento ministeriale degli anni 70 delle prime Case-Famiglia. Mio padre aveva il compito di aiutare il reintegro nella societa’ di ragazzi borderline.
Il ritorno nel cuore d’Abruzzo: arte, creativita’, crescita.
Il resto della nostra infanzia trascorre nel piccolo paese di mia madre... Cresciute a pane e Vangelo in un ambiente familiare ricco di stimoli, condividendo la quotidianita’ con persone diversamente abili, nell’istituto dove lavorava nostro padre.
Nella casa dei nonni non erano necessarie scuse per riunirsi al suono della chitarra. Avevamo cugini e zii musicisti, cantanti, artigiani, pittori, tra cui lo zio Giosue’ De Benedictis, che fondo’ a Boston nel 1908 la Benedictis Art School. Nella parte di casa della mia bisnonna ‘si mettevano i punti’. Mi piaceva osservare il movimento delle mani e dei fili che scomparivano nella stoffa.
In punta di piedi...
All’età di 6 anni inizio a studiare danza classica, fino alla partenza per l’univerista’. Negli anni, ho avuto la possibilita’ di ballare da solista il Bolero di Ravel e di interpretare i due cigni nel Lago dei cigni. Quando chiudo gli occhi e ripenso ai preparativi prima del saggio di fine anno, riesco a sentire l’odore del legno bagnato del palcoscenico del teatro, la fatica, le ferite doloranti alle dita dei piedi fasciate a causa delle scarpette da punta.
‘En pointe’, ‘piqué’, ‘arabesque’, ‘attitude’, ‘fouetté’, ‘pas de cheval’ non descrivono solo passi di danza ma rappresentano la conquista dell’equilibrio, sono il traguardo della presenza fisica, della disciplina, della capacita’ di ascolto, dedizione... Infine, grazia, quel senso di gratitudine che si prova quando diventi musica in movimento...
La ‘casa del cuore’...
Crescere in una piccola realta’ ci ha permesso di stare a contatto con la natura e di scandire i ritmi di crescita con le feste religiose e le sagre paesane.
Quante risate con mia sorella durante la vendemmia, mentre eravamo dentro la vasca di pietra a pigiare l’uva a piedi nudi. Un movimento libero da confini. Un gioco fatto di profumi. Passi di morbida freschezza. Da quel momento non ho mai smesso di cercare ogni occasione per camminare a piedi nudi...
Nella ‘casa del cuore’ al paese, abitato da una comunita’ dalle umane contraddizioni, capace di gesti di grande solidarieta’ e di perdere questa garbatezza in un altro momento, i nostri genitori ci hanno insegnato che il senso di comunita’ e reciprocita’ viene costruito attraverso la cura della relazione tra persona e persona, perche’ come diceva Aristotele, non si può essere felici da soli, bisogna essere almeno in due. Molto meglio se si è in tanti, insieme e non separati...
Pensando a quanto superato dai nostri genitori, proviamo gratitudine per il loro coraggio, rispetto per la loro integrita’, tenerezza per la solitudine nelle prove affrontate insieme.
Come testimoni della loro vita, li abbiamo visti in azione di fronte a chi aveva fame o aveva bisogno di aiuto. Non mi sono mai chiesta se ad agire fosse stato mio padre o il suo ‘habitus di prete’. Quello che ho osservato e’ stata la credibilita’ della sua fede, agita nei fatti, con mia madre al suo fianco.
Ed e’ cosi’ che il nostro viaggio familiare e’ stato un viaggio dentro il cuore, dentro un senso di accoglienza dove io e mia sorella abbiamo condiviso il pane con molti altri “fratelli e sorelle”.
Ad Urbino alla scoperta della Sociologia
La mia avventura universitaria si svolge ad Urbino, una citta’ dall’impronta medievale, situata in collina nelle Marche, dove l’inclinazione della luce in primavera fa sbocciare il rosso dei mattoncini con cui sono costruite le mura perimetrali e quelle degli antichi palazzi.
Strade in salita e ritmi a misura d’uomo, quattro anni senza bisogno di un’auto. Grazie al mio impegno risultante nel massimo dei voti, mi garantisco la borsa di studio. Inserisco nel mio piano di studi Sociologia della religione e Antropologia culturale, considerandole un buon punto di partenza nella ricerca della mia personale via alla spiritualita’. Su e giu’ per quelle salite e discese, un passo alla volta, facendo della sperimentazione, esplorazione, visione d’insieme, comunicazione e problem solving i miei drivers principali.
Nella citta’ tessile viene tessuta la trama della mia vita...
Gli eventi della vita mi hanno portata a vivere nella citta’ natale di mio padre dopo la laurea. E’ in questo tessuto imprenditoriale, creato dalla visione pioneristica dei fondatori della Marzotto, che viene tessuta la trama della mia storia personale e professionale per 24 anni.
E’ in questo paesaggio, in cui il verde della valle si mescola con la laboriosita’ veneta, che nasce mio figlio Davide, il cui primo vagito gia’ preludeva alla sua strada nella ‘hip hop rap music’.
A ciascuna di noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di sentirsi raccontare il momento del parto dalla propria madre, da una zia, da un’amica, con descrizioni che fanno quasi del terrorismo psicologico, concludendo poi con la frase: “non preoccuparti, tanto poi dimentichi tutto!”.
Ricordo invece come ‘respirare nel respiro’ sia stata la prima lezione da parte di mio figlio e, da quel momento, ho iniziato ad esplorare lo yoga, la meditazione attiva e la potenza del respiro.
La mia esperienza nel non-profit
Per sette anni ho lavorato in un’organizzazione non profit avente l'obiettivo di integrare i servizi sociali, il volontariato e l'impegno della comunità per affrontare e ridurre le dipendenze e il disagio dei giovani. Un periodo in cui le mie qualità di leadership sono cresciute in conoscenza, esperienza, rimanendo anche un "affare di cuore" per il sociale.
La mia esperienza nel management, coaching e risorse umane
In seguito, la sfida di trovare ‘un’azienda con l’anima’. Per ogni azienda conosciuta, e sono state centinaia, mi chiedevo se la creazione del valore d’impresa si limitava al solo profitto economico, oppure tendeva alla creazione di servizi per migliorare la qualita’ di vita della comunita’.
Un concetto diverso dalla semplice responsabilita’ sociale, una visione che i Marzotto avevano anticipato nel tempo e che ho poi ritrovato nelle Benefit Corporations, con una delle quali ho avuto il privilegio di lavorare negli ultimi tre anni di consulenza in Italia prima di arrivare a Toronto, in Canada. In 17 anni ho avuto modo di facilitare diversi processi aziendali, sia nell’area delle risorse umane che nel marketing.
Dal Family Business al Family Care, io caregiver informale per amore della mia famiglia
Non saranno le onde di trasformazione come la mia separazione e i 17 anni di ‘singletudine’; la bolla finanziaria del 2008 e la crisi del mercato lavorativo; il terremoto dell’aprile del 2009 all’Aquila, a farmi tornare in Abruzzo dopo ventiquattro anni in Veneto.
La malattia di mio padre mi riporta in Abruzzo. Per preparare la casa a questa nuova realta’ mi improvviso muratore, imbianchina, elettricista, arredatrice d'interni. Nel prendermi cura di lui non sapevo mai come sarebbe stata la giornata, nè la notte. Per affrontare la routine prevista dai medici imparo da papa’ a fargli le punture.
Mi taglio i capelli come un marines per combattere una battaglia intrisa di momenti tragicomici, faccio il corso per diventare Insegnante di Yoga della Risata, disciplina che afferma l’abilita’ di ridere senza ragione.
Assolutamente calzante con la mia situazione, oltre ad essere l’occasione per onorare una grande compagna di viaggio, la mia risata, riconoscendole la naturale capacita’ di generare benessere.
Dove la fine, un nuovo inizio...
Una fotografia pubblicata su facebook. Un commento fatto su di essa. Uno scambio di alcune battute senza aspettative. A distanza di qualche tempo, un incontro, per caso, nel paese di mia madre che aveva dato i natali anche a lui.
Nella manciata di mesi ancora strappati alla vita, ascolto mio padre conversare in Inglese con lui, scambiando memorie lontane...
Fino a quel momento, chi ci aveva piu’ pensato al fatto di essere nata in Canada in quella stagione in cui la temperatura inizia a far sbocciare le peonie?
Era come se il destino stesse ritornando sui suoi passi... mentre occhi sconosciuti ne catturavano la trama...
Sono nello studio di mio padre con una scatola in mano contenente alcuni documenti, tra cui il mio passaporto canadese con la foto da bambina e una ricevuta della dogana per la macchina fotografica, datata 7 giugno 1970, che mamma aveva con se’ nel nostro viaggio in Italia. Un ritorno per lei, la prima volta per me. L’8 giugno 2019 atterro a Toronto, torno in Canada.
Dal 7 all’8, un solo giorno in 49 anni.
A Toronto mi aspetta lui. L’inizio di un nuovo viaggio per entrambi, l’occasione per unire il meglio di entrambi i mondi riscoprendo le radici in Italia e in Canada.
Un nuovo viaggio che permette di condividere il meglio che questi due mondi hanno da offrire, attraverso i loro paesaggi, culture, cibi, arti, architetture e tradizioni.
Nasce il progetto di “Journeysta”, un modo affascinante di creare ponti interculturali e inclusione, facendo evolvere le proprie origini verso un più ampio senso di appartenenza alla ‘comunità umana’.
Onorando la Presenza di Coloro Che Arricchiscono la Mia Vita
A chi ha giocato e continua a giocare un ruolo speciale nella mia vita, prendo questo momento per esprimere la mia profonda gratitudine e apprezzamento per la tua presenza nella mia vita. Riflettendo sul viaggio della mia esistenza, riconosco l'importanza di esprimere gratitudine verso chi ha lasciato un'impronta indelebile nella mia anima.
Offro la mia gratitudine per i doni speciali elargiti dalla tua presenza nel mio viaggio. Il tuo sostegno incrollabile, l'incoraggiamento e l'amore infinito hanno fatto una differenza profonda e significativa nella mia vita. La tua semplice presenza è stata un faro di gioia, conforto e ispirazione, per la quale sono profondamente grata. La tua presenza ha arricchito la mia vita in innumerevoli modi, guidandomi attraverso sfide e aiutandomi nella mia crescita come persona.
I momenti che abbiamo condiviso insieme sono tesori che tengo cari nel mio cuore, e i ricordi che continueremo a creare sono la vera ricchezza, quella che rimarra’ per sempre. La tua presenza nella mia vita ha portato una felicità incommensurabile, e sono fortunata ad averti al mio fianco.
Sappi che valorizzo profondamente la tua presenza nella mia vita e che ti tengo caramente nel mio cuore...